Skip to main content

Genere e sviluppo

Perché quando si parla di sviluppo è fondamentale parlare anche di genere? E quanto è importante il gender mainstreaming nel settore della cooperazione?

Lo sviluppo deve necessariamente includere, in ogni sua dimensione, l’uguaglianza di genere. Costruire uno sviluppo equo e sostenibile significa anche assicurare a tutte le persone le stesse possibilità di realizzazione personale e professionale. Applicare un approccio gender sensitive nel settore della cooperazione permette di tenere conto dei bisogni di uomini e donne e integrarli nell’elaborazione di politiche, programmi e progetti. In sostanza, è proprio questo che si intende quando si parla di gender mainstreaming, e adottare questa strategia contribuisce a raggiungere l’uguaglianza di genere. Garantire a tutti e a tutte pari diritti e opportunità e quindi assicurare, indipendentemente dal fatto di essere uomo o donna, lo stesso livello di accesso alle risorse materiali (terra, cibo, acqua) e immateriali (istruzione, informazione, potere politico, decisionale), è essenziale per tendere ad uno sviluppo sociale ed economico diffuso.

L’uguaglianza di genere ci riguarda tutte e tutti, e i percorsi di formazione e di sensibilizzazione su questa tematica devono essere il più inclusivi possibili, anche per decostruire quell’idea secondo cui le questioni di genere sono “questioni di donne”. L’approccio di genere non parla esclusivamente alle donne, anzi, al contrario, attraversa orizzontalmente le comunità in cui si interviene. Talvolta sono necessarie delle misure di compensazione per sanare le disparità che storicamente il sistema patriarcale ha prodotto, ma è altrettanto necessario che la concezione di questi percorsi sia partecipata e condivisa da uomini e donne.

Portare all’attenzione questi temi all’interno dei progetti di cooperazione è un passaggio importante e che al tempo stesso richiede una grande sensibilità a livello metodologico. Partire dai significati e dalle interpretazioni locali costituisce un sine qua non per poter procedere. Il genere è un macrotema che suscita dibattiti di vario tipo a seconda del contesto, e rispetto al quale ci si può sentire confusi o disorientati, soprattutto quando non si hanno occasioni di affrontarlo in maniera strutturata.

Per questo motivo, l’obiettivo n. 5 dell’agenda 2030 che vediamo spesso comparire nei progetti di cooperazione, è importante concepirlo come attività strutturata e trasversale partendo da una condivisione dei concetti di base e da un vocabolario comune. Formare su questi temi significa mettersi all’ascolto dell’altro, decentrare lo sguardo, oltrepassare i confini dei nostri consueti riferimenti simbolici e culturali, provare a interpretare il pensiero altrui, decodificare i significati locali e anche sospendere il giudizio. Questo è un punto fondamentale: la postura di chi forma non deve mai essere giudicante, sicuramente critica, ma non giudicante dello specifico sistema sociale, culturale, religioso in cui si sta intervenendo. È importante costruire un ambiente di lavoro che sia percepito in termini di safe space, uno spazio sicuro, protetto, dove i partecipanti possano sentirsi a proprio agio nell’esprimersi e nel porre domande, soprattutto quando si affrontano temi complessi e delicati. Inoltre, riflettere insieme su questi temi consente di co-costruire, proprio sulla base dello scambio, strategie condivise e adatte allo specifico contesto.

Definire questi percorsi, in ultima istanza, è fondamentale perché l’uguaglianza di genere rientra sotto il grande cappello dei diritti umani, ma è altrettanto fondamentale che il sistema di cooperazione si interroghi costantemente sui metodi più pertinenti e contestualizzati da adottare per integrare questo tema nella teoria e nella pratica.