Skip to main content

Il Cisao celebra 20 anni

e riflette con la Regione Piemonte sui cambiamenti nella cooperazione

Il Cisao celebra 20 anni e riflette con la Regione Piemonte sui cambiamenti nella cooperazione

Com’è cambiata la cooperazione dal 2004 – anno di fondazione del CISAO – ad oggi? Quali sono i nuovi approcci e i nuovi problemi che la cooperazione e il CISAO dovranno affrontare nei prossimi anni? Sono stati questi i due principali temi dibattuti nell’incontro organizzato con la Regione Piemonte in occasione di “Terra Madre” a Torino, che ha visto la partecipazione di esperti esterni, di funzionari dell’AICS e di giovani italiani e stranieri coinvolti in progetti di cooperazione con l’Africa. In 20 anni di attività, il CISAO ha profondamente cambiato il proprio approccio alla cooperazione, seguendo l’evoluzione e i rapidi cambiamenti che hanno caratterizzano il continente africano negli ultimi anni. E’ con questa introduzione che Cristiana Peano, Presidente del CISAO, ha moderato gli interventi degli ospiti e le domande del pubblico. Enrico Casale – africanista e collaboratore di numerose testate giornalistiche – ha ricordato come l’Africa stia vivendo una rapida crescita tecnologica e economica che ha risvolti economici e sociali a volte difficilmente controllabili; ma si tratta di una crescita che i Paesi africani hanno consapevolmente imboccato e di cui ne stanno assumendo la responsabilità; la conseguenza è che in molti casi le posizioni di ognuno siano sempre più autonome dal punto di vista geopolitico, con nuove e inedite alleanze diverse da quelle legate alle vecchie logiche coloniali. Se riusciranno a riscattarsi da secoli di (forzata) subalternità al sistema economico e politico internazionale dipenderà sicuramente dalle capacità di una popolazione giovane, formata e molto dinamica. In questo scenario in continuo e rapido cambiamento la cooperazione deve stare al passo ed evolvere; oggi è necessario un approccio multidisciplinare che tenga conto delle complesse interazioni tra i contesti sociali, ambientali e culturali. Non è più pensabile immaginare un progetto di sostenibilità ambientale, o di riduzione della vulnerabilità alimentare (e gli esempi si potrebbero moltiplicare) con un approccio monodisciplinare che ha sovente caratterizzato le attività di cooperazione del passato. E’ quanto ribadito da Rodrigue Takumbo, laureato in Agraria che ha svolto una tesi nel proprio Paese, il Camerun, coinvolgendo docenti di discipline diverse in un progetto di recupero e commercializzazione nei mercati locali di prodotti dell’allevamento; o quanto affermato da Fabrizio Cannizzaro, neolaureato del curriculum di cooperazione in agricoltura, oggi impegnato a gestire progetti che vedono coinvolti attori di diverse provenienze e discipline. Alessandro Gusman, del CISAO, ha ripreso questi concetti sottolineando che la multidisciplinarità è una opzione certamente difficile per la diversità di linguaggi, di capacità di dialogo, di discipline coinvolte e di visioni del mondo; una sfida obbligatoria e necessaria per chi lavora nella cooperazione, in grado però di arricchire tutte le parti coinvolte. Di questa evoluzione si è fatto carico il CISAO, nato 20 anni fa da una iniziale collaborazione Regione Piemonte, allora impegnata in progetti di lotta alla fame nei paesi del Sahel durante un periodo di grande vivacità e attività di cooperazione internazionale, che nel tempo si è rafforzata e consolidata. Davide Gandolfi e Angelica Domestico della regione Piemonte hanno ricordato a tale proposito che oggi molte le forme di collaborazione, che vanno dalla partecipazione congiunta a progetti di cooperazione internazionale finanziati da bandi nazionali, europei e internazionali ad attività ed eventi orientati alla formazione e all’educazione, in particolare dei giovani. Anche il sistema di cooperazione decentrata del territorio piemontese è molto dinamico e attivo; enti come il CISAO possono svolgere un ruolo importante a supporto delle progettualità e dare risposte efficaci, innovative e multidisciplinari. Investire nelle università italiane e dei Paesi con cui sono attivi progetti di cooperazione è, come sottolineato da Valentina Callari della AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione Internazionale, un passaggio fondamentale per rafforzare il dialogo e lo scambio di idee e di informazioni, e per fare in modo che esse diventino attori fondamentali dello sviluppo per la formazione della classe dirigente del futuro che, come accennato all’inizio, dovrà essere in grado di affrontare, con le giuste competenze e sensibilità, le sfide di uno sviluppo e di un nuovo modello di crescita consapevole e sostenibile.